PIERANTONIO TANZOLA                                       

                                            

               

    

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Il mondo nuovo

 

A guardare il Funambolo di Alessandro Rinaldi viene in mente Philippe Petit, il giocoliere francese che negli anni ’70 decise di camminare sul cielo, e sotto i destini degli uomini.

Me lo immagino mentre tirava i fili tra i campanili di Notre Dame a Parigi, o a Sidney tra le cime dell’Opera House e dell’Harbour Bridge, il più grande ponte ad archi del mondo. O ancora nella sua impresa più famosa: le Twin Towers. Erano piccole distanze. Passi.

Mi chiedo spesso cosa pensava quando era là sopra. Lo spazio da percorrere, per lui, non doveva essere qualcosa di fisico, ma piuttosto un movimento dell’anima.

In questo e negli altri dipinti di Alessandro Rinaldi ritrovo lo stesso spostamento verso una dimensione interiore, di sogno privo di illusioni, di uomini così presenti nel loro essere spettatori appena dietro al quadro. Li vedo osservare questi spettacoli di abbandono, desolazione, come se stessero facendo i conti con qualcosa che non vive al di fuori, ma nella profondità delle loro coscienze, delle loro anime svegliate da un senso di confine, di morte e di vita insieme, che l’artista riesce a cogliere con una profondità lucida e disarmante.

Le opere di Pierantonio Tanzola vogliono idealmente continuare il percorso tracciato da Rinaldi, andando al di là, nel futuro di rinascita in cui un’umanità nuova prende il posto della vecchia, estinta per incapacità di rinnovarsi, comprendersi. E di sopravvivere a se stessa.

è il ritorno ideale a una natura in cui le macerie del nostro tempo raccontano di qualcosa che è stato. Alberi tagliati, campi coltivati. L’uomo nuovo nasce dalle ceneri del mondo vecchio, con la possibilità di ricominciare, e probabilmente di commettere gli stessi errori.

Rinaldi e Tanzola riescono a perforare le nostre coscienze, e lo fanno senza dirci una parola. In un Occidente vecchio, disgregato, che si illude di poter raccontare qualcosa a se stesso senza mai riuscirci fino in fondo, ci regalano qualcosa di più che opere appese a un muro. Riescono a diventare gli interpreti di un tempo perduto, il nostro, e ci mostrano la luce alla fine del tunnel. Di cosa sia fatta questa luce, dove ci porterà, resta a noi intuirlo, prima che l’abbandono ci tolga ogni possibilità di salvezza. 

 

 

Mattia Signorini

(dal catalogo "...ERGO...",
Kunsthaus Tacheles, Berlino 2009)

 

 

 

UNA FACCENDA DI ARGINI E PATATINE

 

C’è la neve che si scioglie sulle campagne. Sono in treno diretto a Padova. I muri scrostati delle case passano veloci all’avvicinarsi di ogni stazione; le crepe dell’intonaco sembrano uguali una all’altra. Così uguali che se gli alieni di Uallapalla sbarcassero in questa precisa pozza di civiltà segnerebbero nel loro taccuino immediatamente: i muri scrostati delle case nei pressi delle stazioni. 

Alla periferia di Padova, tra la tangenziale e la strada che porta a Vicenza, c’è un buco di vicolo che porta a un altro buco di vicolo, e questo a sua volta si apre sull’argine di un fiumiciattolo.

Pierantonio Tanzola è un alieno. Ha preso l’argine del fiumiciattolo, e lì vicino ci ha messo una casa. In questa casa ci passa un po’ tutta la fauna di artisti che bazzica da queste parti.

Al piano di sotto sono stivate bottiglie e bottiglie di Pepsi e confezioni di patatine. Quest’individuo vive di Pepsi e patatine.

Ogni tanto dipinge.

Ma per trovare i suoi dipinti, dovete andare al piano di sopra.

Provate a sfogliare il catalogo: usate la vostra immaginazione! Prendete le pagine, allargatele, fate finta che non siano di carta ma di tavola. Poi accatastate al muro tutte queste tavole dipinte. Metteteci attorno un po’ di libri una poltrona e una chitarra. Più o meno avrete l’idea del piano di sopra.

Pierantonio Tanzola è un alieno perché vede la neve che si scioglie nelle campagne, e i suoi alberi sono uomini soffocati, e i fantasmi escono dal buio. I vecchi stanno morendo, un po’ come la neve. Viene da un pianeta chiamato Uallapalla, dove gli abitanti hanno un potere piuttosto particolare: possiedono delle cose quella consapevolezza che fa dormire con un occhio chiuso e uno no.

Pace.

 

Mattia Signorini 2005                               

(dal catalogo "Tanzola - Tempus Manet",

Galleria Nuovospazio, Piacenza 2005)

 

 

 

 

 

Mattia Signorini 2003                              

(dal catalogo "Tanzola - Amaromiele",                 

Galleria Signorini, Lendinara (RO) 2003) 

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