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Intorno a Pao Pao
Portfolio di fotografie pubblicato sulla rivista letteraria Panta (Bompiani) nel numero 20 del 2003 dal titolo “Tondelli tour” curato da Fulvio Panzeri. Può capitare che la lettura di un libro riporti a un tempo forse perduto. Così nasce il desiderio di ritrovare i frammenti di certi momenti, magari fissati su vecchi rullini fotografici. Dalla lettura di Pao Pao a Pierantonio Tanzola è nato il desiderio di recuperare le fotografie scattate durante il proprio servizio militare, prestato proprio negli anni in cui lo descriveva Pier Vittorio Tondelli. Fulvio Panzeri
"In un rifugio tenero. Lì stavano quei miei 365 giorni. Se non fosse stato per Tondelli per il suo Pao Pao, il mio sperduto tempo non avrebbe ritrovato luce. Nasce, quindi, la decisione di andare alla ricerca di quei negativi, sviluppati quasi vent’anni fa, ma mai visti in positivo, parti di un giovane, presuntuoso progetto di diario visivo mancato del mio anno di ‘naja’. Rinchiusi in un cassetto del mio studio, coperti da una velina di polvere impercettibile, li libero da quell’oscurità. Ed eccomi dunque immerso in quel purgatorio impregnato di larve mai nate che è la camera oscura. Impressiono un primo fotogramma: il rivelatore fa il suo dovere e la calligrafia luminosa si va facendo sempre più nitida. Riesco a scorgere un’ombra che lentamente prende forma. Ma sì…certo…è Mariotti che mi viene incontro salutandomi: un saluto che conosco, un saluto (in)dimenticato. Senza fretta poi tutto torna: Adami, Perbellini,’Cirio’ Chiriatti, Guido, ‘Zuppa’, tutti sono tornati: fantasmi di carta che ora affollano la mia stanza buia. Ciò che più mi preme è marcare queste visioni della stessa energia con la quale si manifestano nella mia memoria. Distorco lievemente le forme, la candeggina mista all’aceto non fissa totalmente l’immagine, lasciando che la luce bruci parte di essa; viro in blu e restituisco la lucida desolazione di quel tempo. I ricordi più nitidi sono i miei compagni e i letti sfatti, uniche parti delle fotografie che dipingo a mano: carne giovane puzzolente di rancio e dopobarba, sdraiata in quei non-luoghi che sono le brande vuote, piene di temporanea vita inutile. Non mi basta! Vorrei fortemente che questi spettri si facessero polpa, muscoli e nervi dimenticando quel mondo di riflessi e barlumi, di sinapsi e riverberi. Ma non è possibile. Mai come i questo intenso momento, avverto il frustrante limite dell’arte: non creare cosa viva. Perdo anche questa ennesima battaglia contro la nostalgia, mentre tutto si consuma quando la porta si apre e la Vera Luce divora quei pochi rigurgiti di memoria rimasti nella testa". Pierantonio Tanzola 2003
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