WORKS BOOKS CRITICS EXHIBITION ABOUT NEWS CONTACT L'ARGINE
|
|
I frutti del fuoco (33'24") regia: Pierantonio Tanzola con: Ettore Greco testi: Flavio Arensi voce narrante: Michele Silvestrin musica: Marco Pavin, Handel, J.S.Bach Anno:2008 Produzione: GiAda film
Viaggio dell’Uomo alla scoperta di sé e di ciò che gli sta intorno. Il fuoco, origine del tutto, lo accompagnerà nel tragitto, offrendogli l’opportunità di vedere oltre, di passare il limite. Il corpo si troverà in posti che lo spirito e la mente spesso esplorano. Gli unici compagni di questo viaggio saranno disorientamento, sconforto ed estasi. "Credo oramai la realtà sia da abbandonare, provando ad inseguire i suoi fantasmi, le sue impronte, riemergendosi nell’incanto di una apparizione sacra e primordiale, braccando nostalgicamente i primi barlumi visivi di un embrione maturo che si assedia tra i luoghi fatati della sua esistenza. Entità a me molto care osservate con lo stupore dell’infanzia, come se le vedessi per la prima volta, scoprendomi a volte immerso fino all’esasperazione, altre volte trovandomi solo, di fronte ad una tavola sporca dei colori del mio fallimento. Uomo e natura a confronto. Senso e narrazione non hanno più valore". Pierantonio Tanzola 2008
Se un battito d’ali di farfalla ci salverà… di bruno bertuzzi
Papà ho fatto un sogno... I frutti del fuoco, ultimo lavoro come filmaker di Pierantonio Tanzola proietta l’autore nello specchio immaginifico e onirico del figlio Pietro, dove le angosce e gli abissi esistenziali dell’infanzia, determinate dalla scoperta del mondo e della sua insensatezza, sono confessate attraverso il racconto del sogno di un bambino, ponendosi così come eterna domanda, eterno dilemma sul rapporto uomo/mondo. La traslazione fatta per immagini, tradotta nello speciale rapporto padre/figlio, dell’affabulazione onirica del piccolo Pietro, viene gettata oltre la soglia della confessione intima, diventando così l’occasione per una telescopica proiezione temporale di una più forte dilatazione narrativa. Il padre si fa guida e accompagna il figlio in questa via/percorso, nel doppio ruolo di rivelatore/narratore, accogliendo e interpretando le suggestioni così provocate, ma a sua volta innestando e sovrapponendo le proprie idiosincrasie, le proprie aporie esistenziali. L’attraversamento quasi dantesco, all’interno “della foresta dove sembra regnare solo la follia” consegnata alla spietata legge della natura, non viene però percorso solo con l’ “uso affilato dell’ascia della ragione” , ma viene dipanato soprattutto con la forza, la potenza evocatrice dell’immagine. L’uscita dal mondo e dalle sue terribili leggi, dal “nomos della terra”, è possibile se lo sguardo trasforma il mondo nella sua cosa prima, nel suo stato inaugurale, nell’accettazione della sua contraddizione somma, quella dell’ineffabile impermanenza della natura e della sua incontrovertibile possibilità di rigenerarsi. Un agire contemplativo e religioso che trasforma l’arte del vedere in elegia, preghiera e paradigma salvifico e ...se un battito d’ali di farfalla ci salverà ... la bellezza ci porterà ancora una volta al di là dell’oblio o meglio nell’attimo in cui tutto si trasmuta nel riso ultimo di un bambino.
|