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Portando la nave sopra la montagna SILVIA BOTTANI
...Visitando gli studi, si passa tra i campi che separano le abitazioni di ognuno degli artisti, colpisce il luogo di lavoro di Tanzola, buttato tra la terra come semenza da un contadino. Una casa di famiglia dove trova spazio tutta la sua ricerca, laboratorio e luogo di lettura, con verde e marrone a perdita d’occhio attorno, dove camminare senza cercare mete, osservando gli eventi minuti della natura. E’ qui dove l’artista fa i suoi esperimenti di fotografia accidentale, cercando il fattore imprevedibile, l’accadimento che determina il generarsi dell’opera. Tanzola è una sorta di etnografo, che si pone sulle tracce degli eventi e li registra, lasciando che essi si manifestino per farli propri e imprimerli su tela, carta, farne esemplare d’archivio.
...In Tanzola infine la disfatta della civiltà è
evocata apertamente, ad esempio in Natura facit saltus, ciclo di fotografie
impossibili dove la carta è lasciata settimane alle intemperie, permettendo così
agli agenti naturali di agire direttamente nel processo di impressione
fotografica. Coerente con la propria poetica, Tanzola si sottrae per lasciare
che gli eventi abbiano luogo, agisce da coadiuvante affinché l’immagine si
materializzi, come nell’ardito ciclo dei Ceppi, in bilico tra volontà di
testimoniare il reale e desiderio di annullamento dell’io, di annichilimento
della soggettiva. La memoria diventa dispositivo fluido, non segue l’ordine del
tempo, e diventa fantasmagoria ne "Autoritratto eseguito nel 2041" e "Ritratto
di mio padre eseguito l’8 agosto 2012"... Silvia Bottani (dal catalogo "Incontri all'inizio del mondo", Centro culturale San Gaetano, Padova - 2012)
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